LE BEATRICI di Stefano Benni
SINOPSI
Sei monologhi di donne, surreali eppur concreti.
Una fidanzata angelicata che ha anche bisogno di amore fisico, una suora
costretta dal padre in un convento, in preda alla solitudine e alle sue pulsioni
sessuali, una donna in carriera spregiudicata, una donna in attesa di un uomo
che non arriva, un’adolescente superficiale, fragile e crudele a un tempo,
e una donna-lupo,vittima, dolce e sensibile, di una condizione non voluta. Un
florilegio di invettive, spasmi amorosi, sproloqui, confidenze, sussurri
sognanti. Con emozioni ad ampio spettro: amore, malinconia, tristezza,
crudezza, irrequietezza, curiosità, cinismo, ilarità, ansia, paura, speranza.
Con l’uomo, evocato come antagonista, che aleggia nello spirito e nei testi.
NOTE DI REGIA
Delle sei storie raccontate, cinque descrivono – in modo leggero ma, a tratti,
drammatico – vite imposte da uomini o comunque da essi condizionate,
mentre una, tramite la metafora della licantropa, indica che l’unica
imposizione, l’unica “prepotenza” cui nella vita si deve soggiacere è la fragilità
e caducità della natura umana. E in questo scenario, per sopravvivere e per rivendicare un ruolo virtuoso,
l’uomo ha la chance di spogliarsi dei suoi vanagloriosi orpelli e di ogni pretesa supremazia per tornare –
nudo – ad un rapporto di rispetto con l’altra metà del cielo. Nasce da qui la scelta registica di rendere
dialoganti tra loro i monologhi e di introdurre la presenza dell’ Uomo, che progressivamente si inserisce in
una storia di sole donne.
LA RIUNIFICAZIONE DELLE DUE COREE di Joël Pommerat
SINOPSI
La riunificazione delle due Coree come metafora disincantata delle relazioni
amorose.
Undici quadri narrativi indipendenti compongono una sorta di mosaico
dell’amore contemporaneo, tenuti insieme da un unico filo rosso: l’incontro
tra due persone che, all’inizio, si riconoscono, con affinità che si esaltano ed
emozioni che si amplificano. Ci si sente “come due metà perdute che si
ritrovano, come se Corea del Nord e Corea del Sud aprissero le loro
frontiere e gente separata da anni potesse finalmente riabbracciarsi”. E poi…
il bel giocattolo si guasta.
Così scorrono sul palco — senza giudizio, semmai con solidarietà —
frammenti di amori: coniugali, amicali, filiali, platonici, asettici, sognati, traditi,
fraintesi, desiderati, impossibili.
Un miscuglio di situazioni in cui ogni spettatore può riconoscersi, osservando
la realtà che ogni giorno ci attraversa. Emerge un affresco disilluso ma
autentico, in cui il sentimento si manifesta spesso proprio nella sua
mancanza.
NOTA DI REGIA
Scenografia all’osso, oggetti di scena al minimo, costumi spogli, musica nuda, stridente, tagliente. Tutto
scarnificato, portato all’essenza dei rapporti d’amore, nelle loro misteriose, assurde, irriverenti, surreali
distrofie.
Comunque eterne: «Ancor che triste, e che l’affanno duri!”. Pessimismo o ineluttabile realtà? Mah!
Scivoliamoci sopra. E di tanto in tanto sorridiamone leggeri.
